Valentina Medda, a collective mourning, still from the video2018
Come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo, le relazioni tra la Corsica e la Sardegna sono state, durante la seconda parte del XX secolo, ostacolate da diversi fattori. Per fare un esempio, negli anni ‘70 le relazioni erano così fragili che durante i giorni di Aleria i giornali sardi non avevano nessun inviato in Corsica, e scrivevano i loro articoli basandosi solo stampa francese. Allo stesso tempo, il Prefetto della Corsica accusava pubblicamente gli immigrati, sardi e italiani, di essere responsabili del clima politico e dell’uso della violenza. A loro volta, anche le autorità italiane erano preoccupate da un eventuale alleanza tra indipendentisti corsi e sardi. A completare questo panorama, sia le autorità francesi che quelle italiani dovevano affrontare anche l'aumento dell’attività criminale. In queste circostanze, lo stretto di Bonifacio era strettamente sorvegliato e il clima era ostile a qualsiasi collaborazione tra le isole sorelle.
La situazione cambiò quando la Corsica ottenne lo status di Collettività Territoriale, nel 1982. Fu un passo importante perché da quel momento Corsica e Sardegna avevano delle istituzioni simili e, anche se con una sostanziale differenza nei poteri, godevano di un certo margine di manovra rispetto al governo centrale. Le prime iniziative risalgono al novembre 1982, quando l'Istituto Regionale di Amministrazione di Bastia organizzò un seminario sull'insularità, con la partecipazione di politici, economisti ed esperti di amministrazione provenienti da entrambe le isole, nel quale fu proposta l’istituzione d’una commissione permanente per la cooperazione.
Tuttavia, come osservava Claude Olivesi, la commissione non fu mai istituita, probabilmente perché mancava la volontà politica. Al contrario, la collaborazione accademica tra le università sarde e quella di Corsica ebbe un inizio promettente. Nel 1983, in Corsica fu creato un centro di ricerca interdisciplinare, l’Institut du Développement des Iles Méditerranéennes (IDIM), un'iniziativa pionieristica nell'emergere degli Studi Insulari. Una delle sue prime iniziative fu un workshop per affrontare i problemi economici comuni, ma nonostante le dichiarazioni entusiastiche del primo incontro, durante gli anni successivi le relazioni accademiche non si istituzionalizzarono, e rimasero legate alle relazioni personali tra studiosi.
Tuttavia, come osservava Claude Olivesi, la commissione non fu mai istituita, probabilmente perché mancava la volontà politica. Al contrario, la collaborazione accademica tra le università sarde e quella di Corsica ebbe un inizio promettente. Nel 1983, in Corsica fu creato un centro di ricerca interdisciplinare, l’Institut du Développement des Iles Méditerranéennes (IDIM), un'iniziativa pionieristica nell'emergere degli Studi Insulari. Una delle sue prime iniziative fu un workshop per affrontare i problemi economici comuni, ma nonostante le dichiarazioni entusiastiche del primo incontro, durante gli anni successivi le relazioni accademiche non si istituzionalizzarono, e rimasero legate alle relazioni personali tra studiosi.
Autonomia, Europa e insularità
Il problema più grande era, però, la frontiera. Fu proprio lo sviluppo delle istituzioni europee a fornire negli anni ‘80 il quadro legale per superare quest’ostacolo, visto che molti dei nuovi membri della Comunità Economica Europea (CEE) erano paesi insulari o con una parte significativa della popolazione residente su isole. La conseguenza più significativa fu il riconoscimento che le isole, in particolare quelle del Mediterraneo, hanno bisogno di un’attenzione particolare per contrastare gli effetti negativi dell’insularità.
Per quanto riguarda la Corsica e la Sardegna, nel 1984 l'eurodeputato spagnolo Juan Cabezón Alonso presentò un rapporto sui problemi delle due isole, in cui si affermava che il ritardo economico e l'isolamento potevano essere superati sviluppando le relazioni tra le due isole, proponendo le stesse soluzioni avanzate da Alivia negli anni '50 (aumento dei trasporti e integrazione delle economie). Per la prima volta, il Parlamento Europeo approvò una risoluzione per la Corsica e la Sardegna, sottolineando che "nonostante la loro vicinanza, i legami economici, sociali e culturali tra le due isole sono insufficienti a causa della loro eccessiva dipendenza dai rispettivi paesi continentali". Come soluzione, il documento suggeriva di "stabilire entro il 1992 un programma per lo sviluppo degli scambi economici, culturali e sociali tra le due isole, specialmente attraverso lo sviluppo delle comunicazioni marittime e aeree".
La coesione territoriale e il riconoscimento dell’isolamento come la principale causa dell'arretratezza dei territori insulari era un obiettivo dei partiti socialisti dell'UE. Così, la sezione corsa del Parti Socialiste (PS) organizzò un incontro con i deputati sardi per discutere l’applicazione della risoluzione del Parlamento Europeo, mentre l'Assemblea Corsa istituì, su proposta dei socialisti, una commissione per cooperare con il governo sardo. Purtroppo, la mancanza di fondi e di un quadro legale impedì alla proposta di avere risultati pratici.
Se i politici isolani sembravano interessati, le priorità sul continente rimanevano diverse e infatti, mentre le relazioni inter-insulari rimanevano cosa di poco conto, il governo francese organizzava un incontro in Corsica, il Colloque des Îles, invitando politici e studiosi da Jersey, Guernsey, Madeira, Creta, Isole Baleari e Sardegna. Era un modo per dimostrare preoccupazione per i problemi della Corsica, ma interpretandoli come legati all’insularità, e non alla sua problematica relazione con il continente. L’incontro era legato al processo di riforma della Collettività e si tenne durante una grave crisi economica, con i dipendenti pubblici in piede di guerra per l’eccessivo costo della vita sull’isola.
In quel contesto, l'atteggiamento del governo francese fu ambiguo. Infatti, l'Ispettore Generale delle Finanze, Robert Toulemon, affermava che il commercio con la Sardegna avrebbe ridotto drasticamente i prezzi, e per facilitarlo addirittura proponeva la costruzione di un ponte. Ma allo stesso tempo un altro rapporto, redatto da Michel Prada, avvertiva che l'importazione di prodotti agricoli dalla Sardegna sarebbe stata dannosa, e che bisognava proteggere l’economia corsa rafforzando i legami con il mercato francese. Un atteggiamento ambiguo, ancor di più se pensiamo che il rapporto Prada è accessibile, mentre quello di Toulemon non lo è, o non lo era nel 2019-2020.
Aldilà del clima poco favorevole, Il problema era rappresentato sempre dal vuoto legale, e ancora una volta furono le istituzioni europee a colmarlo, attraverso il programma Interreg. Lo scopo del progetto era favorire la cooperazione transfrontaliera, gli scambi economici e la conoscenza reciproca tra le popolazioni, e per quanto riguarda la Corsica e la Sardegna, Interreg è stato il responsabile del miglioramento delle infrastrutture nell'area delle Bocche di Bonifacio, e all’aumento costante del traffico tra i porti di Bonifacio e Santa Teresa Gallura.
Paradossalmente, grazie all'impatto positivo, dopo il 2006 la Sardegna e la Corsica non furono più considerate aree meritevoli di politiche speciali, e quindi il programma non fu più focalizzato solo alle due isole, ma a una regione più ampia, comprendente anche la Toscana, la Liguria e la Costa Azzurra. Ciononostante, dal 1989 in poi Interreg si è dimostrato lo strumento più efficace per intensificare la relazione tra Corsica e Sardegna.
Per quanto riguarda la Corsica e la Sardegna, nel 1984 l'eurodeputato spagnolo Juan Cabezón Alonso presentò un rapporto sui problemi delle due isole, in cui si affermava che il ritardo economico e l'isolamento potevano essere superati sviluppando le relazioni tra le due isole, proponendo le stesse soluzioni avanzate da Alivia negli anni '50 (aumento dei trasporti e integrazione delle economie). Per la prima volta, il Parlamento Europeo approvò una risoluzione per la Corsica e la Sardegna, sottolineando che "nonostante la loro vicinanza, i legami economici, sociali e culturali tra le due isole sono insufficienti a causa della loro eccessiva dipendenza dai rispettivi paesi continentali". Come soluzione, il documento suggeriva di "stabilire entro il 1992 un programma per lo sviluppo degli scambi economici, culturali e sociali tra le due isole, specialmente attraverso lo sviluppo delle comunicazioni marittime e aeree".
La coesione territoriale e il riconoscimento dell’isolamento come la principale causa dell'arretratezza dei territori insulari era un obiettivo dei partiti socialisti dell'UE. Così, la sezione corsa del Parti Socialiste (PS) organizzò un incontro con i deputati sardi per discutere l’applicazione della risoluzione del Parlamento Europeo, mentre l'Assemblea Corsa istituì, su proposta dei socialisti, una commissione per cooperare con il governo sardo. Purtroppo, la mancanza di fondi e di un quadro legale impedì alla proposta di avere risultati pratici.
Se i politici isolani sembravano interessati, le priorità sul continente rimanevano diverse e infatti, mentre le relazioni inter-insulari rimanevano cosa di poco conto, il governo francese organizzava un incontro in Corsica, il Colloque des Îles, invitando politici e studiosi da Jersey, Guernsey, Madeira, Creta, Isole Baleari e Sardegna. Era un modo per dimostrare preoccupazione per i problemi della Corsica, ma interpretandoli come legati all’insularità, e non alla sua problematica relazione con il continente. L’incontro era legato al processo di riforma della Collettività e si tenne durante una grave crisi economica, con i dipendenti pubblici in piede di guerra per l’eccessivo costo della vita sull’isola.
In quel contesto, l'atteggiamento del governo francese fu ambiguo. Infatti, l'Ispettore Generale delle Finanze, Robert Toulemon, affermava che il commercio con la Sardegna avrebbe ridotto drasticamente i prezzi, e per facilitarlo addirittura proponeva la costruzione di un ponte. Ma allo stesso tempo un altro rapporto, redatto da Michel Prada, avvertiva che l'importazione di prodotti agricoli dalla Sardegna sarebbe stata dannosa, e che bisognava proteggere l’economia corsa rafforzando i legami con il mercato francese. Un atteggiamento ambiguo, ancor di più se pensiamo che il rapporto Prada è accessibile, mentre quello di Toulemon non lo è, o non lo era nel 2019-2020.
Aldilà del clima poco favorevole, Il problema era rappresentato sempre dal vuoto legale, e ancora una volta furono le istituzioni europee a colmarlo, attraverso il programma Interreg. Lo scopo del progetto era favorire la cooperazione transfrontaliera, gli scambi economici e la conoscenza reciproca tra le popolazioni, e per quanto riguarda la Corsica e la Sardegna, Interreg è stato il responsabile del miglioramento delle infrastrutture nell'area delle Bocche di Bonifacio, e all’aumento costante del traffico tra i porti di Bonifacio e Santa Teresa Gallura.
Paradossalmente, grazie all'impatto positivo, dopo il 2006 la Sardegna e la Corsica non furono più considerate aree meritevoli di politiche speciali, e quindi il programma non fu più focalizzato solo alle due isole, ma a una regione più ampia, comprendente anche la Toscana, la Liguria e la Costa Azzurra. Ciononostante, dal 1989 in poi Interreg si è dimostrato lo strumento più efficace per intensificare la relazione tra Corsica e Sardegna.
Collaborazione nelle Bocche
Un elemento che ha favorito la relazione, ed allo stesso tempo l’ha ostacolata, è stata la gestione delle Bocche di Bonifacio. L'area è molto importante dal punto di vista ambientalistico, ma a partire dagli anni '60 il suo equilibrio è stato alterato dall'apertura di un impianto petrolchimico a Porto Torres, dal transito di navi cargo e dalla base navale italiana sulle isole di Santo Stefano e di La Maddalena.
Il passaggio di navi cargo nelle Bocche è molto rischioso, e rappresenta un grave pericolo per l’ambiente in caso di sversamento del carico. Ciononostante, le Bocche sono molto frequentate da questo tipo di navi ed a partire dal 1986 vi transitano anche grandi petrolieri, un fatto che provocò un certo allarme tra la popolazione locale. A dare voce a queste preoccupazioni furono il WWF Gallura e i principali partiti corsisti e sardisti, che nel 1989 proposero un divieto al passaggio delle petroliere.
Tuttavia, quello di Bonifacio è uno stretto internazionale e quindi Francia e Italia non possono limitare la navigazione nelle sue acque. Ciononostante, gli ambientalisti sardo-corsi e i partiti nazionalisti ottennero qualche successo nel 1993, quando i ministeri dell’ambiente francese e italiano istituirono un parco internazionale comprendente le isole e le acque tra Corsica e Sardegna, e impedirono la navigazione di navi cargo e petroliere.
L'accordo, però, riguardava solo le navi francesi e italiane, che rappresentavano una piccola parte delle 5.110 che attraversarono le Bocche nel 1992-93. Negli anni successivi, i due paesi offrirono alle navi di essere guidate da piloti locali ed esperti, ma si trattava solo di un suggerimento, non d’un obbligo. Oggi le navi con materiali pericolosi continuano a transitare, e ad avere incidenti.
Le Bocche suscitarono preoccupazioni per la base navale italiana, soprattuto nel 1973, quando il governo italiano permise alla US Navy di ormeggiare una nave da supporto per sottomarini nucleari nell’isola di Santo Stefano. Nel 1974, un articolo su Kyrn rivelò la presenza di sostanze radioattive nelle Bocche, e ne incolpava nono solo l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti, ma anche la popolazione e il sindaco di La Maddalena, favorevoli alle strutture militari.
La notizia allarmò la società corsa, proprio mentre esplodeva l’affaire des boues rouges , creando un clima sfavorevole alle relazioni corso-sarde. Al contrario, in Sardegna quasi non se ne parlò, e bisognerà aspettare il 2003-2005 per vedere le prime proteste organizzate da corsi e sardi, quando si diffuse la notizia di un grave incidente a un sottomarino nelle Bocche. Allora le forze politiche e le organizzazioni ambientaliste corse e sarde lavorarono insieme per smentire la versione ufficiale, che sminuiva i pericoli.
Il movimento dimostrò, attraverso un'entità indipendente francese (il CRIRAD), che le acque erano state contaminate, e per denunciare la situazione, fu organizzato un incontro a Bonifacio a cui parteciparono circa 200 persone di entrambe le isole, inclusi i rappresentanti del CRIRAD, del WWF Gallura, dell'associazione ambientalista corsa ABCDE, e dei partiti politici, tra cui il PNC, Sardigna Natzione e il PSD’Az. È la principale battaglia politica in cui la società civile corsa e quella sarda hanno collaborato, e che si è conclusa con una vittoria, seppur parziale. Dopo l’incontro a Bonifacio, la Giunta Regionale della Sardegna approvò una mozione che chiedeva la chiusura della base statunitense. Dopo molte trattative, e per motivi non solo legati alle proteste, la chiusura della base fu annunciata, e la Marina degli Stati Uniti si ritirò nel 2008.
Un altro elemento nelle Bocche ha fatto avanzare nella cooperazine interinsulare: l’area marina protetta. La sua istituzione, anche se decisa dai governi centrali, fu una conseguenza diretta della protesta di attivisti corsi e sardi, nonché della lobby dei deputati nazionalisti al Parlamento Europeo. L'idea di un parco transnazionale era così innovativa che la proposta risultò difficile da realizzare.
Infatti, tra il 1994 e il 1999, entrambi i paesi, sotto gli auspici del primo programma Interreg, istituirono una riserva marina nelle loro acque territoriali. Il problema era come unire le due riserve, e come gestire un parco esteso attraverso i confini nazionali e soggetto a diversi sistemi legislativi. La soluzione fu trovata dalle istituzioni europee nel 2007, con l’istituzione del Gruppo Europeo di Cooperazione Transnazionale (GECT), uno strumento amministrativo per sviluppare i programmi Interreg. Tra il 2010 e il 2012 fu costituito un GECT per gestire il parco, composto da un comitato di membri dei rispettivi parchi nazionali.
Purtroppo, una serie di problemi, tra cui la burocrazia, le tensioni tra le amministrazioni locali e il commissariamento del Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena tra il 2016 e il 2018 (Parco internazionale, 2013; Il ministero, 2016), hanno impedito all' GECT di funzionare correttamente. Nonostante i passi fatti, il problema di come superare le diverse legislazioni nazionali e gestire l'area come un unico parco rimane.
Il passaggio di navi cargo nelle Bocche è molto rischioso, e rappresenta un grave pericolo per l’ambiente in caso di sversamento del carico. Ciononostante, le Bocche sono molto frequentate da questo tipo di navi ed a partire dal 1986 vi transitano anche grandi petrolieri, un fatto che provocò un certo allarme tra la popolazione locale. A dare voce a queste preoccupazioni furono il WWF Gallura e i principali partiti corsisti e sardisti, che nel 1989 proposero un divieto al passaggio delle petroliere.
Tuttavia, quello di Bonifacio è uno stretto internazionale e quindi Francia e Italia non possono limitare la navigazione nelle sue acque. Ciononostante, gli ambientalisti sardo-corsi e i partiti nazionalisti ottennero qualche successo nel 1993, quando i ministeri dell’ambiente francese e italiano istituirono un parco internazionale comprendente le isole e le acque tra Corsica e Sardegna, e impedirono la navigazione di navi cargo e petroliere.
L'accordo, però, riguardava solo le navi francesi e italiane, che rappresentavano una piccola parte delle 5.110 che attraversarono le Bocche nel 1992-93. Negli anni successivi, i due paesi offrirono alle navi di essere guidate da piloti locali ed esperti, ma si trattava solo di un suggerimento, non d’un obbligo. Oggi le navi con materiali pericolosi continuano a transitare, e ad avere incidenti.
Le Bocche suscitarono preoccupazioni per la base navale italiana, soprattuto nel 1973, quando il governo italiano permise alla US Navy di ormeggiare una nave da supporto per sottomarini nucleari nell’isola di Santo Stefano. Nel 1974, un articolo su Kyrn rivelò la presenza di sostanze radioattive nelle Bocche, e ne incolpava nono solo l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti, ma anche la popolazione e il sindaco di La Maddalena, favorevoli alle strutture militari.
La notizia allarmò la società corsa, proprio mentre esplodeva l’affaire des boues rouges , creando un clima sfavorevole alle relazioni corso-sarde. Al contrario, in Sardegna quasi non se ne parlò, e bisognerà aspettare il 2003-2005 per vedere le prime proteste organizzate da corsi e sardi, quando si diffuse la notizia di un grave incidente a un sottomarino nelle Bocche. Allora le forze politiche e le organizzazioni ambientaliste corse e sarde lavorarono insieme per smentire la versione ufficiale, che sminuiva i pericoli.
Il movimento dimostrò, attraverso un'entità indipendente francese (il CRIRAD), che le acque erano state contaminate, e per denunciare la situazione, fu organizzato un incontro a Bonifacio a cui parteciparono circa 200 persone di entrambe le isole, inclusi i rappresentanti del CRIRAD, del WWF Gallura, dell'associazione ambientalista corsa ABCDE, e dei partiti politici, tra cui il PNC, Sardigna Natzione e il PSD’Az. È la principale battaglia politica in cui la società civile corsa e quella sarda hanno collaborato, e che si è conclusa con una vittoria, seppur parziale. Dopo l’incontro a Bonifacio, la Giunta Regionale della Sardegna approvò una mozione che chiedeva la chiusura della base statunitense. Dopo molte trattative, e per motivi non solo legati alle proteste, la chiusura della base fu annunciata, e la Marina degli Stati Uniti si ritirò nel 2008.
Un altro elemento nelle Bocche ha fatto avanzare nella cooperazine interinsulare: l’area marina protetta. La sua istituzione, anche se decisa dai governi centrali, fu una conseguenza diretta della protesta di attivisti corsi e sardi, nonché della lobby dei deputati nazionalisti al Parlamento Europeo. L'idea di un parco transnazionale era così innovativa che la proposta risultò difficile da realizzare.
Infatti, tra il 1994 e il 1999, entrambi i paesi, sotto gli auspici del primo programma Interreg, istituirono una riserva marina nelle loro acque territoriali. Il problema era come unire le due riserve, e come gestire un parco esteso attraverso i confini nazionali e soggetto a diversi sistemi legislativi. La soluzione fu trovata dalle istituzioni europee nel 2007, con l’istituzione del Gruppo Europeo di Cooperazione Transnazionale (GECT), uno strumento amministrativo per sviluppare i programmi Interreg. Tra il 2010 e il 2012 fu costituito un GECT per gestire il parco, composto da un comitato di membri dei rispettivi parchi nazionali.
Purtroppo, una serie di problemi, tra cui la burocrazia, le tensioni tra le amministrazioni locali e il commissariamento del Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena tra il 2016 e il 2018 (Parco internazionale, 2013; Il ministero, 2016), hanno impedito all' GECT di funzionare correttamente. Nonostante i passi fatti, il problema di come superare le diverse legislazioni nazionali e gestire l'area come un unico parco rimane.
Conclusioni
Come abbiamo visto, le relazioni tra Corsica e Sardegna hanno trovato diversi ostacoli. Sebbene i primi tentativi risalgono algi anni '50, la relazione inter-insulare si è sviluppata in modo positivo solo dopo che la Francia ha delegato alcuni poteri alla Corsica nel 1982. Lo sviluppo della CEE/CE/UE ha fornito strumenti istituzionali per stabilire una cooperazione transfrontaliera, e i fondi per le infrastrutture che collegano le isole.
Questi fattori hanno avuto un risultato evidente, migliorando la capacità dei porti di Bonifacio e Santa Teresa Gallura. Però, ancora oggi restano dei problemi da risolvere, come la capacità dei due porti e l’irregolarità delle corse tra scali maggiori, come Porto Torres e Ajaccio, e la mancanza di collegamenti aerei.
Per quantificare questa relazione possiamo utilizzare i dati sul traffico portuale. Si tratta di dati irregolari, individuati negli archivi delle camere di commercio di Sassari e Ajaccio, e negli archivi statali delle due isole. I dati non coprono tutti gli anni, e non sempre indicano la provenienza delle imbarcazioni ma solo se sono “nazionali” o “internazionali”; però, considerando solo i porti di Santa Teresa e di Bonifacio, è possibile fare un calcolo approssimativo, in quanto quasi tutti i bastimenti “internazionali” che arrivano in uno dei due porti, provengono dall’isola vicina; inoltre, sono gli unici che hanno un collegamento giornaliero durante tutto l’anno.
Secondo questi dati, nel 1954 attraversarono le Bocche 64 tonnellate di merci e 1.363 passeggeri, mentre nel 1980 erano 2.195 tonnellate e 130.126 persone. Le cifre sono rimaste simili fino al 1988-1989, per poi aumentare costantemente fino al 2018, ultimo anno di cui abbiamo ottenuto i dati, quando attraversavano le Bocche 18.922 tonnellate di merci e 274.177 passeggeri. Chiaramente si tratta di una conseguenza dei programmi Interreg, ma anche dell'evoluzione del contesto politico.
È evidente che in un “arcipelago ostacolato” o “impedito” come è quello corso-sardo, le cui isole fanno parte di due diversi paesi continentali, il collegamento e la cooperazione sono ostacolati dalle agende dei governi centrali, dalle tensioni politiche e dai contrasti geopolitici. La volontà di sviluppare la cooperazione, espressa da attori economici, movimenti politici e istituzioni isolane, è sempre secondaria agli interessi nazionali e la sua fattibilità dipende dal grado di autonomia dell’isola rispetto al continente.
Gli arcipelaghi sono ostacolati quando lo spazio geografico è conteso o diviso tra diversi stati nazione e, di conseguenza, le connessioni e le reti inter-insulari sono ostacolate o rimosse. Esistono altri casi simili alla Corsica e alla Sardegna, come le isole di San Andrés (Colombia) e le Isole del Mais (Nicaragua), due gruppi tra cui esistono legami di parentela, commercio e cultura, la cui relazione è stata progressivamente interrotta dai processi di nation-building, dalle agende dei paesi continentali e dalle tensioni geopolitiche.
Un caso più estremo è quello delle isole Diomede, nello stretto di Bering, divise tra Russia e USA e separate da 3,8 km d’acqua. Durante la Guerra Fredda, l'area ha acquisito una rilevanza geopolitica e nel 1948 l'URSS ne evacuò la popolazione, tagliando i legami familiari e impedendo qualsiasi relazione transfrontaliera. Rispetto a questi casi, la Corsica e la Sardegna hanno maggior libertà d’azione perché sono isole che godono di una certa autonomia e sono membri dell'UE, e quindi godono di quadro giuridico sovranazionale che le permette costruire relazioni transfrontaliere.
Il caso sardo-corso dimostra anche che la cooperazione tra forze politiche e/o associazioni civiche è fondamentale per stabilire una relazione tra spazi insulari in un’area politicamente frammentata, come le Bocche. Qui, partiti nazionalisti e regionalisti, associazioni ambientaliste e comunità locali hanno unito le forze per un obiettivo politico comune, la protezione di questa fragile area marittima.
Anche se l’area presenta ancora diverse problematicità, il ritiro della US Navy e la fine della violenza politica, annunciata dal FLNC nel 2014, hanno rimosso alcuni elementi di tensione tra Corsica e Sardegna. In questo contesto, la creazione del parco internazionale, nonostante le difficoltà nella sua gestione, è stato un passo fondamentale, anche perché è stato il risultato della resistenza della popolazione locale
In un mondo fatti di stati-nazione, è difficile creare un legame tra territori periferici, e insulari, senza trovare ostacoli nelle priorità della politica nazionale, o estera. Ciononostante, a partire dal 2016 i governi della Corsica e della Sardegna hanno firmato il primo accordo per la cooperazione in diverse aree, come l'istruzione, l'ambiente e il commercio. È stato il primo passo di un percorso difficile, purtroppo interrotto dalla pandemia nel 2020, e disturbato dal recente deterioramento dei rapporti tra Francia e Italia. Lo sviluppo della relazione tra le due isole è ancora un lavoro in corso, e malgrado la persistenza di diversi problemi, ora la volontà delle classi politiche sarde e corse sembra evidente. Solo il tempo dirà cosa riserva il futuro per questo arcipelago negato.
Questi fattori hanno avuto un risultato evidente, migliorando la capacità dei porti di Bonifacio e Santa Teresa Gallura. Però, ancora oggi restano dei problemi da risolvere, come la capacità dei due porti e l’irregolarità delle corse tra scali maggiori, come Porto Torres e Ajaccio, e la mancanza di collegamenti aerei.
Per quantificare questa relazione possiamo utilizzare i dati sul traffico portuale. Si tratta di dati irregolari, individuati negli archivi delle camere di commercio di Sassari e Ajaccio, e negli archivi statali delle due isole. I dati non coprono tutti gli anni, e non sempre indicano la provenienza delle imbarcazioni ma solo se sono “nazionali” o “internazionali”; però, considerando solo i porti di Santa Teresa e di Bonifacio, è possibile fare un calcolo approssimativo, in quanto quasi tutti i bastimenti “internazionali” che arrivano in uno dei due porti, provengono dall’isola vicina; inoltre, sono gli unici che hanno un collegamento giornaliero durante tutto l’anno.
Secondo questi dati, nel 1954 attraversarono le Bocche 64 tonnellate di merci e 1.363 passeggeri, mentre nel 1980 erano 2.195 tonnellate e 130.126 persone. Le cifre sono rimaste simili fino al 1988-1989, per poi aumentare costantemente fino al 2018, ultimo anno di cui abbiamo ottenuto i dati, quando attraversavano le Bocche 18.922 tonnellate di merci e 274.177 passeggeri. Chiaramente si tratta di una conseguenza dei programmi Interreg, ma anche dell'evoluzione del contesto politico.
È evidente che in un “arcipelago ostacolato” o “impedito” come è quello corso-sardo, le cui isole fanno parte di due diversi paesi continentali, il collegamento e la cooperazione sono ostacolati dalle agende dei governi centrali, dalle tensioni politiche e dai contrasti geopolitici. La volontà di sviluppare la cooperazione, espressa da attori economici, movimenti politici e istituzioni isolane, è sempre secondaria agli interessi nazionali e la sua fattibilità dipende dal grado di autonomia dell’isola rispetto al continente.
Gli arcipelaghi sono ostacolati quando lo spazio geografico è conteso o diviso tra diversi stati nazione e, di conseguenza, le connessioni e le reti inter-insulari sono ostacolate o rimosse. Esistono altri casi simili alla Corsica e alla Sardegna, come le isole di San Andrés (Colombia) e le Isole del Mais (Nicaragua), due gruppi tra cui esistono legami di parentela, commercio e cultura, la cui relazione è stata progressivamente interrotta dai processi di nation-building, dalle agende dei paesi continentali e dalle tensioni geopolitiche.
Un caso più estremo è quello delle isole Diomede, nello stretto di Bering, divise tra Russia e USA e separate da 3,8 km d’acqua. Durante la Guerra Fredda, l'area ha acquisito una rilevanza geopolitica e nel 1948 l'URSS ne evacuò la popolazione, tagliando i legami familiari e impedendo qualsiasi relazione transfrontaliera. Rispetto a questi casi, la Corsica e la Sardegna hanno maggior libertà d’azione perché sono isole che godono di una certa autonomia e sono membri dell'UE, e quindi godono di quadro giuridico sovranazionale che le permette costruire relazioni transfrontaliere.
Il caso sardo-corso dimostra anche che la cooperazione tra forze politiche e/o associazioni civiche è fondamentale per stabilire una relazione tra spazi insulari in un’area politicamente frammentata, come le Bocche. Qui, partiti nazionalisti e regionalisti, associazioni ambientaliste e comunità locali hanno unito le forze per un obiettivo politico comune, la protezione di questa fragile area marittima.
Anche se l’area presenta ancora diverse problematicità, il ritiro della US Navy e la fine della violenza politica, annunciata dal FLNC nel 2014, hanno rimosso alcuni elementi di tensione tra Corsica e Sardegna. In questo contesto, la creazione del parco internazionale, nonostante le difficoltà nella sua gestione, è stato un passo fondamentale, anche perché è stato il risultato della resistenza della popolazione locale
In un mondo fatti di stati-nazione, è difficile creare un legame tra territori periferici, e insulari, senza trovare ostacoli nelle priorità della politica nazionale, o estera. Ciononostante, a partire dal 2016 i governi della Corsica e della Sardegna hanno firmato il primo accordo per la cooperazione in diverse aree, come l'istruzione, l'ambiente e il commercio. È stato il primo passo di un percorso difficile, purtroppo interrotto dalla pandemia nel 2020, e disturbato dal recente deterioramento dei rapporti tra Francia e Italia. Lo sviluppo della relazione tra le due isole è ancora un lavoro in corso, e malgrado la persistenza di diversi problemi, ora la volontà delle classi politiche sarde e corse sembra evidente. Solo il tempo dirà cosa riserva il futuro per questo arcipelago negato.